Il rapporto tra Giuseppe, un padre titolare
di una società di brokeraggio, e Giacomo, il figlio che vuole entrare nell’azienda
di famiglia.
Una lettura da consigliarsi a chi vuol dare le necessarie informazioni
a elementi nuovi da inserire nella propria struttura e a chi ritiene
utile ricordare i passi essenziali dell’attività.
Era una mattinata di sabato e Giacomo entrò in ufficio trovandoci suo padre Giuseppe.
“Sempre al lavoro!” esordì Giacomo
“Fortunatamente anche tu ti ricordi del luogo da cui trae sostentamento la famiglia…” rispose sorridendo Giuseppe
“Visto che dovrebbe essere festa, se tu sei d’accordo vorrei riprovare a fare un po’ di cultura,
magari con la c minuscola, sulla storia dell’assicurazione e l’attività delle compagnie.
Gli aspetti più tecnici e completi rimandiamoli a un’altra volta”
“Volentieri. E proprio per rimanere in un clima rilassato, ti racconterò una storiellina che,
nella sua semplicità, aiuta a capire come sono nate le coperture assicurative”
“Come diceva Tucidide: bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro.
Modestamente sulle citazioni storiche non sono secondo a nessuno…”
“L’importante è capirne il vero significato. Ma andiamo avanti con la storiellina”
“D’accordo: presente e attento”
“Bene. Ipotizziamo che tanti, ma tanti anni fa, esistesse un villaggio di 100 capanne tutte uguali.
Ricostruire una capanna costava 10 soldi, e ogni anno ne bruciavano 2: ma nessuno aveva tutti e 10
i soldi necessari per ricostruire. Il capo del villaggio ebbe allora una bella pensata: dividere i
danni fra tutti i proprietari delle capanne. 2 capanne per 10 soldi a capanna uguale 20 soldi di danno;
20 soldi di danno diviso 100 proprietari di capanna uguale 0,20: ovvero 20 centesimi di soldo per ogni
proprietario. Una perdita certa,
ma sostenibile per ogni proprietario, a fronte di una perdita incerta, ma di dimensioni insostenibili!”
“Credo che questo sia il principio di mutualità…”
“Esatto. La mutualità consente, a fronte di una piccola perdita certa (il premio), di sostenere
l’impatto, futuro e incerto, di un evento insostenibile (il sinistro); e c’è un altro principio essenziale:
l’indennizzo del danno non deve comportare arricchimento da parte di chi lo ha subito”
“OK. andiamo avanti”
“Col passare degli anni il capo del villaggio era invecchiato: non riusciva più a gestire
da solo tutto il meccanismo che aveva inventato. Così decise di affidare il tutto a un giovane
che si occupasse a tempo pieno della gestione del suo progetto. Naturalmente il giovane
non campava d’aria e il capo villaggio non poteva mantenerlo da solo; decise allora di
applicare al compenso del giovane lo stesso principio ideato per i danni alle capanne,
gravando ogni proprietario di un piccolo aumento (diciamo del 10%) del suo contributo:
quindi 0,20 soldi era il contributo dovuto per ripagare
i danni, 0,02 soldi era quanto dovuto al giovane, per un totale di 0,22 soldi”
“Con un parallelismo con la realtà attuale avevano inventato gli stipendi!”
“Bravissimo: il prezzo che l’Assicuratore deve richiedere per mantenersi sperabilmente
in equilibrio tecnico (e che deriva da analisi statistiche dei risultati precedenti) è detto premio puro;
gli altri componenti del premio che costituiscono quanto richiesto all’Assicurato sono detti caricamenti”
“Interessante, proseguiamo...”
“Un triste giorno una siccità e un forte vento favorirono il passaggio di un incendio
a molte capanne: una vera catastrofe, del tutto imprevedibile … e che fece saltare le statistiche
su cui si basava il contributo richiesto ai proprietari di capanne. Ovviamente i soldi disponibili
non bastarono, e così si pensò di dividere in proporzione quelli che c’erano fra tutti i danneggiati,
col risultato che solo chi aveva qualche risparmio fu in grado di ricostruirsi la capanna.
Il villaggio non poteva permettersi un altro rovescio del genere, era necessario inventarsi qualcosa:
e questa volta ci pensò il giovane gestore. Non potendo prevedere una catastrofe ogni anno
(il contributo richiesto non sarebbe stato sostenibile) si rivolse al più ricco mercante
del villaggio proponendogli questo affare: io chiedo ai proprietari di capanne una integrazione
che verso nelle tue casse; se bruciano meno di due capanne
ti tieni i soldi, ma se ne bruciano di più, la differenza la paghi tu!”
“Questo l’ho capito: è la riassicurazione, cioè l’Assicuratore che a sua volta si assicura”
“Proprio così. Ma le capanne continuavano ad aumentare e il lavoro per il povero giovane
gestore era insostenibile: quindi si rivolse al capo del villaggio spiegandogli che i costi erano
sempre più elevati, nascevano nuove attività e mancava il tempo per conoscere la loro incidenza
sui danni da pagare! Era giunto il momento di privatizzare il giochino perché si autofinanziasse.
La cosa si fece, con il controllo e la supervisione da parte del vecchio capo e del consiglio degli
anziani, perché la questione
era troppo importante per la sopravvivenza del villaggio”
“Bisogna quindi ricordarsi che l’assicurazione è un’attività dai forti contenuti sociali e
lo Stato deve occuparsi attivamente della tutela degli Assicurati con Leggi e Decreti appositamente
stilati dai legislatori e con una costante attività di vigilanza”
“Certo, ma non finisce qui. Se le capanne erano aumentate, anche la superficie coperta dal villaggio
si era ampliata… e altri villaggi volevano entrare nel sistema di sicurezza. Se non voleva perdere il
treno di quello che era diventato un business, il nostro giovane gestore doveva darsi una struttura diversa
e articolata: in ogni villaggio trovare un amico fidato e istruirlo sul da farsi. E doveva chiedere un po’
di contributo in più ai proprietari delle capanne per poter pagare gli amici fidati, che se avessero convinto
altri a contribuire avrebbero attenuto una percentuale sui ricavi””
“Nascono gli Agenti e le provvigioni quale loro retribuzione!”
“Esatto. E poiché i giovani gestori diventarono progressivamente parecchi, era inevitabile
che qualcun altro pensasse di mettersi in proprio offrendo gli stessi servizi a prezzi più vantaggiosi
(magari un ex dipendente o un ex agente, col fiuto degli affari). E così accadde anche al nostro amico,
che fu costretto ad affinare le sue indagini sulle varie tipologie di rischio (semplici abitazioni,
case di stregoni, fabbricanti di tamburi, uffici del capo villaggio - quelli che, in seguito, sarebbero
stati definiti “enti pubblici” - e molte altre) allo scopo di individuare il premio corretto da
richiedere per ciascuna di esse. Allora qualche assicurato saccente cominciò a dar consigli agli altri:
questo è meglio di quello … chiedi anche questo … quello è detto meglio, ecc.”
“Non mi dirai che siamo arrivati alla nostra categoria…”
“È proprio la nascita della concorrenza e dei Broker, che infatti possono operare con
tutte le Compagnie che accettano la loro collaborazione, comprare polizze per i propri clienti
e avere parametri di guadagno che possono essere una frazione del premio che producono
(le provvigioni) oppure un importo fisso preconcordato col Cliente (le fees)”
“Devo ammettere che la storiellina è stata divertente e anche istruttiva. Ma passando a una realtà più contemporanea,
accennami a qualche principio tutt’ora basilare”
“Credo si possa partire da alcune delle cosiddette leggi assicurative: la legge dei grandi numeri,
il principio di mutualità, l’omogeneità dei rischi,
l’indipendenza dei rischi, la selezione avversa e il moral hazard”
“Vediamoli uno per uno”
“La definizione della legge dei grandi numeri può essere: dato un evento con probabilità p,
se si effettua un elevato numero di prove n, esso si verificherà un numero x di volte tale che la
frequenza relativa x/n tenderà ad approssimare p e l’approssimazione aumenterà al crescere di n.
Forse stiamo ricadendo troppo nel tecnico ma va detto che su questa base la compagnia assicurativa
può stimare con tanto maggiore precisione il manifestarsi di un dato evento (es. sinistro) quanto
più ampia è la base statistica su cui è stata costruita la serie storica. Di qui la tendenza delle
compagnie assicurative ad aumentare il numero di polizze emesse per categorie omogenee di rischi assicurati
e l’opportunità di gestire la sinistrosità per classi omogenee di rischio (i Rami)”
“Anche il principio di mutualità era già presente nella storiellina…”
“Infatti. L’assicurazione è una forma di copertura a “costo parziale”; colui che
stipula una polizza di assicurazione entra a far parte di un insieme costituito da più soggetti,
tutti assicurati per rischi omogenei. Il valore della prestazione assicurativa corrisponde a una
percentuale del capitale accumulato attraverso la corresponsione di specifiche somme (premi) da
parte di tutti gli assicurati sulla medesima classe di rischio. E affinché il principio di mutualità
possa funzionare e la legge dei grandi numeri trovare applicazione è necessario che i rischi assicurati
siano caratterizzati da un grado elevato di omogeneità. L’omogeneità dei rischi assicura l’applicazione
della legge dei grandi numeri in termini di probabilità di manifestazione dell’evento avverso.
Tale concetto (gestione per classi omogenee di rischio) ha naturalmente impatto
sulla gestione del processo di tariffazione”
““E l’indipendenza dei rischi assicurati?”
“L’indipendenza statistica dei rischi assicurati preserva dal rischio di cumulo
dei rischi e garantisce un meccanismo di compensazione delle perdite tra i diversi soggetti assicurati.
Infatti spesso le polizze assicurative prevedono l’esclusione dei cc.dd. “rischi catastrofali” in quanto
caratterizzati da una componente sistematica di manifestazione difficilmente diversificabile.
Tutti questi meccanismi funzionano in mercati perfetti, privi cioè di elementi di attrito che
distorcono le valutazioni probabilistiche legate al rischio. Ci sono però fenomeni che rientrano
nell’ambito delle c.d. asimmetrie informative,
quali la selezione avversa e il moral hazard”
“Spiegami meglio…”
“Parliamo di selezione avversa. Abbiamo detto che gli assicurati vengono
raggruppati in insiemi caratterizzati da rischio (sinistrosità) omogeneo (in linea teorica);
a ciascuna classe di rischio vengono proposte polizze caratterizzate da tariffe specifiche (premi)
che si riferiscono a tale rischiosità; all’interno della classe di rischio sono naturalmente
presenti soggetti con profili di rischio sia superiori alla media su cui è parametrata la
tariffa sia inferiori a tale media: potrà quindi succedere che gli assicurati caratterizzati
da profili di rischio effettivi più bassi rispetto alla media riterranno il premio applicato
troppo oneroso ed avranno quindi la tendenza a non sottoscrivere le polizze proposte, polizze
che verranno invece stipulate prevalentemente dai profili di rischio più elevato; come conseguenza
la rischiosità effettiva media del portafoglio polizze per la classe di rischio considerata tenderà
ad aumentare, il che nel medio periodo comporterà un incremento nel valore del premio ed una
generale inefficienza a livello di sistema”
“E il moral hazard?”
“Spesso il soggetto assicurato, proprio in forza della tranquillità datagli dall’aver
sottoscritto la polizza, non pone in essere tutti gli accorgimenti che sarebbero possibili e
necessari per ridurre il rischio di manifestazione del sinistro, fino a sfociare in comportamenti
fraudolenti. È per questo che le compagnie ricorrono ad accorgimenti quali ad esempio le franchigie
per far compartecipare l’assicurato al rischio, le riduzioni tariffarie in presenza di accorgimenti
che riducono le possibilità del verificarsi del sinistro (es. installazione antifurto)
o la tariffazione bonus/malus con passaggio di classi”
“Aspetti abbastanza difficili…”
“Certamente. E per concludere ricordati sempre che la caratteristica peculiare
dell’attività assicurativa è l’inversione del ciclo produttivo. Mentre le imprese industriali
sostengono prima i costi e poi, con i processi di produzione e vendita, ottengono i ricavi,
le imprese assicurative conseguono, con la stipula delle polizze, prima i ricavi, salvo sostenere
successivamente i relativi costi, quali sono p.e. i sinistri. È per questo che la gestione assicurativa
è particolarmente delicata e sia sotto l’aspetto assuntivo sia sotto l’aspetto liquidativo deve sottostare
a specifici principi, quali la competenza, le riserve premi e sinistri e i parametri di affidabilità
relativi sia ai rischi operativi sia ai rischi finanziari. Ma tutto questo è molto lungo e complicato
e, in coerenza con le premesse da cui siamo partiti,
ne approfondiremo i risvolti in un giorno più lavorativo”
“Grazie mille papà ed arrivederci a presto”
Mario Ferrari ACB