Oggi tutti possono costruire una strategia di investimento a livello di portafoglio complessivo o di asset allocation.
Gli investitori, soprattutto retail, hanno una qualche remora a ricorrere ai consulenti dal momento che la Mifid II ha reso obbligatoria l’esposizione dei costi anche in valore assoluto.
Ciò ha amplificato la percezione che le spese sono una componente negativa sul capitale investito, anche se poco o nulla è cambiato rispetto al passato, in quanto l’esposizione in termini percentuali rendeva meno evidente questa componente.
Si ricorre così alla finanza fai-da-te che produce spesso risultati più deludenti di quelli di una consulenza professionale.
Lo confermano infatti le rilevazioni della Consob (2016) che mostrano che le competenze degli italiani in materia di investimenti finanziari rimangono inadeguate rispetto alla complessità delle scelte.
Secondo un’indagine di GfK Eurisco del 2017 risulta che:
- • Il 57% degli Italiani non legge i documenti informativi.
- • Il 27% degli Italiani investe anche se non comprende l’informativa finanziaria
- • Il 50% degli Italiani decide insieme a familiari, amici e colleghi
Le nozioni di base, quali inflazione, tasso di interesse semplice e composto, la relazione rischio-rendimento e la diversificazione di portafoglio non fanno molto parte del loro bagaglio culturale.
I “deficit” di conoscenza si traducono presto in “deficit” finanziari.
Inoltre, con il passare del tempo, cambiano anche le proprie esigenze.
Spesso c’è bisogno di riposizionare l’investimento, di fare dei piccoli aggiustamenti, possibile solo se l’investimento viene seguito e monitorato.
Purtroppo la maggior parte degli investitori privati, dopo un certo periodo, si disinteressa dell’andamento del proprio danaro.
Il tema dell’educazione finanziaria è divenuto cruciale poiché il rapporto tra i risparmiatori e il mondo della finanza ha coinvolto, negli ultimi trenta anni, un numero crescente di persone.
È inoltre cambiata la prospettiva: se nei primi anni ‘80 il risparmiatore si limitava a possedere un conto corrente, una polizza assicurativa sull’auto e a comprare titoli di Stato, oggi ha possibilità di accedere agli strumenti del mercato finanziario.
Se l’investitore vuole muoversi in autonomia come può ottenere quel bagaglio informativo necessario?
Il risultato sono prospetti informativi assai corposi e articolati.
In secondo luogo, anche ammettendo che le informazioni fornite siano esaustive e corrette, il problema che si pone è quello delle conoscenze dell’individuo non professionista in materia di finanza, che spesso non sono sufficienti a processare tutte le informazioni.
Uno dei più gravi errori commessi dagli investitori “fai-da-te” consiste nell’eccessiva fiducia nelle personali abilità ("overconfidence"), seguito dall’abitudine di considerare i consigli di amici e conoscenti, oppure le mode finanziarie del momento.
Tutto ciò può distorcere le scelte di investimento.
Un caso emblematico è quello di Gigi Buffon che ha investito un sostanzioso capitale nella Zucchi quotata in borsa, poi sull’orlo del fallimento.
Si può anche fare tesoro dell’esortazione dell’’economista Gene Fama Jr.:
I tuoi risparmi sono come il sapone: più li manipoli e meno ne avrai.
In tempi difficili, dal punto di vista finanziario, gli istinti emotivi guidano gli investitori a intraprendere azioni che non hanno senso razionale.
Fattori psicologici, come la paura, sono alla base di scelte di acquisto o di vendita errate.
Se, infatti prendiamo in considerazione gli attuali momenti di lockdown, si è assistito ad un boom dei depositi.
ANNO | DEPOSITI (mld/€) | VARIAZIONE % (a/a) |
2015 | 1.330 | 4,1 |
2016 | 1.394 | 4,8 |
2017 | 1.451 | 4,1 |
2018 | 1.489 | 2,6 |
2019 | 1.575 | 5,8 |
2020 | 1.737 | 10,3 |
Nei depositi vengono conteggiati: conti correnti, certificati di deposito, pronti contro termine.
Nel 2020 gli impieghi sono stati pari a 1.720 mld/€.
Ciò ha comportato che:
I consumi delle famiglie sono fermi.
Le imprese non investono.
Le richieste di credito delle imprese sono finalizzate a finanziare le scorte e la spesa corrente, ma sono calate le intenzioni di investimenti.
Tutte risorse che non entrano nel ciclo produttivo, che non creano ricchezza, e che sono destinate a erodersi.
Tutti questi fattori indicano come sia fondamentale rivolgersi a consulenti finanziari e assicurativi preparati.
La selezione di un intermediario che possa fornire assistenza nel processo decisionale d’investimento e nel monitoraggio del portafoglio finanziario è un'operazione indispensabile.
L’ investitore, per proteggersi da se stesso, deve servirsi di un aiuto professionale e assumere quindi un consulente finanziario che faccia da intermediario tra il cliente e le proprie emozioni irrazionali.
Le esigenze che più frequentemente spingono ad avvalersi di un professionista sono la pianificazione finanziaria di lungo periodo e la protezione del patrimonio.
Gestire un investimento significa come gestire il guadagno, la perdita o il tempo in un investimento ovvero come gestire la posizione.
La con¬sulenza può essere qualificata come l’attività prescrittiva il cui obiettivo principale consiste nel guidare gli investitori nel processo decisionale nel loro migliore interesse, correggere gli errori cognitivi che possono tradursi in un disallineamento tra le aspet¬tative degli investitori e i risultati realizzati.
Il consulente può aiutare il cliente a orientarsi nell’ambito del mare magnum di informazioni a interpretare correttamente le informazioni a prescindere dalle modalità di presentazione, ad attirare l’attenzione su elementi che, pur essendo molto rilevanti, sfuggono tuttavia alla percezione dell’investitore.
I consulenti professionisti possono spingere gli investitori retail ad accedere al mercato dei capitali privati, promuovendone così lo sviluppo e allo stesso tempo possono orientare le famiglie a detenere portafogli diversificati che garantiscano un profilo rischio-rendimento più favorevole rispetto ai depositi.
C’è da tenere presente che, nei periodi di forti turbolenze sui mercati finanziari, la fiducia nei supporti offerti dai servizi di consulenza in funzione delle caratteristiche dei clienti possono mitigare la tendenza a comportamenti più emozionali che razionali, o dettati dal panico, che spingono gli investitori retail a uscire dai mercati finanziari nei momenti meno propizi.
La nuova consulenza non deve essere più limitata alla sola asset allocation, ma deve essere in grado di guidare il cliente nella gestione quotidiana dell'intero bilancio familiare: è questa la richiesta di un italiano su due.
Poiché la comunicazione verbale è molto più efficace della comunicazione scritta nell’indirizzare i comportamenti e le scelte dei destinatari della comunicazione stessa, ciò comporta che il ruolo di un consulente nelle decisioni di investimento dei clienti è fondamentale e irrinunciabile.
Gian Franco Franzosini