Stiamo vivendo un periodo difficilissimo per tutta la categoria , i regolamenti rilasciati dall’Ivass, le interpretazioni di alcune norme, le difficoltà del mercato pongono il settore della intermediazione nelle condizioni di dover affrontare situazioni che pongono in discussione il futuro.
Ci troviamo di fronte ad un mercato dove i controllati sono diventati controllori, dove le separazioni determinate dal RUI si sono affievolite e non si capisce più se esiste ancora una differenza tra le varie sezioni o se ormai siamo tutti uguali, per le Imprese non esistono differenze tra le reti distributive , primaria o secondaria non fa differenza.
Siamo in un mercato che oggi desta molte preoccupazioni e che ci vede impegnati più a cercare di districarci dalla matasse delle regole piuttosto che rivolgere le nostre attenzioni alla clientela che necessita di supporto nelle scelte che deve fare, nella ricerca di prodotti assicurativi adeguati, di Imprese assicuratrici moderne con prodotti tradizionali e prodotti innovativi che rispondano al mercato in modo puntuale ed efficiente.
Il nostro settore sta vivendo un periodo di Hard Market, dovuto ad una serie di fattori che ne hanno determinato il cammino.
Durante il 2019 e ancora di più nel 2020 il mercato si è trovato di fronte a problemi che hanno reso lo stesso molto più difficile , l’incertezza dovuta al Covid 19, le nuove normative , le strategie di assunzione modificate, l’aumento dei tassi, l’uscita dal mercato di alcuni player, la ridotta capacità imposta dai riassicuratori, nonché la radicale riforma di alcuni portafogli attuata dalle compagnie, hanno contribuito a rendere molto più complicata la ricerca di soluzioni soddisfacenti per la clientela.
Le situazioni che si stanno verificando forniscono una fotografia in bianco e nero, si ha quasi l’impressione che si voglia un mercato diverso, più ristretto, riservato ad una cerchia di grandi player o di sistemi misti che favoriscano la distribuzione di massa, dimenticandosi forse che il mercato italiano è molto differente dal resto dell’Europa e che il cliente italiano ama ancora dialogare con il proprio intermediario di fiducia preparato, professionale e presente.
Recentemente l’Ivass ha pubblicato una ricerca, che ha coinvolto 2053 italiani, che certifica che gli Italiani sanno di correre dei rischi ma non conoscono la parola “Polizza ”, che molti degli intervistati ritengono di non avere bisogno di consigli in merito alla scelta di sottoscrivere un contratto assicurativo; da questa indagine emerge un eccesso di fiducia nelle proprie conoscenze che si contrappone però ad una scarsa percezione del rischio.
Gli altri dati che emergono dalla ricerca, confermano ciò che da anni sosteniamo ovvero che gli italiani hanno scarsa fiducia nelle assicurazioni e che ritengono i contratti assicurativi troppo complicati e scritti con un linguaggio poco comprensibile se non agli addetti.
I dati emersi dalla ricerca, dovrebbero aiutare le istituzioni e le imprese di assicurazione ad alcune riflessioni sull’attuale stato di conoscenza reale del mercato assicurativo italiano.
Noi siamo convinti che la direzione intrapresa dalle istituzioni con le recenti normative continuerà ad aumentare la convinzione del “fai da te“perché il cliente si troverà sempre più immerso nelle carte e sempre più convinto che può fare a meno di un intermediario.
Ma forse è il caso di porsi delle domande:
Siamo sicuri che tutta quella carta che dobbiamo consegnare al cliente contribuisca alla crescita culturale o viceversa è il momento di prendere altre iniziative concrete sulla diffusione della cultura assicurativa attrezzandoci per aumentare la fiducia degli italiani nelle assicurazioni non più a parole ma con fatti concreti?
Noi,come ACB, più volte abbiamo espresso la nostra disponibilità ad affrontare il tema in modo serio e professionale e ancora siamo in attesa di un cenno.
Speriamo in un cambiamento prossimo.