Allargare ad altri Paesi la propria attività si può rivelare una scelta vincente per le imprese, a patto di conoscere e saper gestire i rischi che ne derivano. Strutturare un programma di risk e insurance management adatto, completo, coerente e conforme, è possibile solo se si può contare su professionisti con un know how specifico e, soprattutto, su buone capacità di coordinamento.
Internazionalizzare è oggigiorno una scelta cruciale per le aziende italiane che vogliono crescere.
Come riporta l'ICE (Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane) le realtà internazionalizzate sono più resilienti alle crisi, registrano minori cali di fatturato, sono più reattive ai cambiamenti e più rapide nella trasformazione digitale.
Con internazionalizzazione intendiamo una serie di processi mediante i quali un'impresa si attiva per cogliere nuove opportunità di crescita sui mercati esteri: esportazioni di beni e servizi, investimenti materiali e immateriali in aree geografiche target o con aziende estere, operazioni di M&A, apertura di nuovi impianti o uffici in paesi terzi.
E’ un fattore strategico per la nostra economia: secondo le rilevazioni della XXXV Edizione del Rapporto sul Commercio Estero "L'Italia nell'economia internazionale” dell'Ice nel 2020, nonostante il rallentamento dovuto alla pandemia, l'export ha rappresentato il 29,5% del Pil del nostro Paese, per un valore pari a 509 miliardi di euro.
Nello stesso anno, gli Ide (investimenti diretti all'estero) italiani hanno superato i 478 miliardi, mentre quelli esteri in Italia sono stati di circa 382 miliardi di euro. Considerando le partecipazioni italiane all'estero ed estere in Italia, l'internazionalizzazione coinvolge oggi oltre 26.000 realtà del nostro Paese e più di 2,8 milioni di lavoratori.
L’internazionalizzazione è dunque una scelta premiante, tuttavia solo se gestita con consapevolezza. E’ una strategia che implica, infatti, specifici rischi.
Si va dai rischi geopolitici – violenza, terrorismo, instabilità – ai rischi legati alle differenze normative e culturali, dai rischi di contraffazione a quelli di corruzione, dai rischi di cambio a quelli correlati alle catastrofi naturali, dai rischi legati alle supply chain a quelli relativi alle materie prime, solo per citarne alcuni. Si tratta di rischi che, se non gestiti, possono mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa dell’impresa.
Sappiamo quanto individuare, mappare, analizzare, mitigare i rischi e scegliere le forme di trattamento più efficaci sia complesso, a maggior ragione se un’impresa ha dimensioni internazionali.
Sono poche le aziende che hanno al proprio interno le competenze adatte, dunque per la maggior parte diventa fondamentale poter accedere ad un know-how specifico all’esterno, rivolgendosi a specialisti di Risk e Insurance Management.
Progettare un programma assicurativo internazionale adatto alle caratteristiche, agli obiettivi e alla risk tolerance aziendale è un processo che incontra diverse complessità: disomogeneità nelle giurisdizioni applicabili, diverse esigenze di coperture a livello locale, differenze nelle capacità di ritenzione tra società dello stesso gruppo oppure diverse necessità di massimali, nonché differenze nella valutazione e gestione degli eventi dannosi da paese a paese.
Proprio perché le variabili in gioco sono tante e ogni azienda è un caso a sé, non esiste una soluzione standard valida per tutti. Si va dai programmi decentralizzati a quelli globali, a formule che combinano caratteristiche degli uni e degli altri (quali i Controlled Master Program). Premesso che bisogna sempre tenere conto delle specificità del caso, per strutturare un programma assicurativo completo, coerente e conforme - che massimizzi i vantaggi e minimizzi gli svantaggi –al di là delle ovvie competenze tecniche, la parola chiave è coordinamento tra gli attori in gioco (cliente, broker, assicuratore).
Un buon coordinamento necessita di una compagnia di assicurazioni specializzata, dotata di un team internazionale altamente qualificato e di un network solido e diffuso capillarmente, a cui l'intermediario deve necessariamente affiancare una rete affidabile, competente e coesa di broker partner nei vari Paesi. L'intermediario deve inoltre essere capace di comunicare efficacemente tra tutte le parti coinvolte, sia nella fase di implementazione che di gestione dei programmi, definendo insieme al cliente i 'focal points' in ogni paese e nella società capogruppo.
E’ questo il modus operandi che guida l’International Hub di Strategica Group, una struttura specializzata nella realizzazione di programmi assicurativi internazionali complessi che opera all’interno del gruppo. L'International Hub può contare su professionisti qualificati, su una partnership esclusiva con un importante network di intermediari indipendenti al mondo, presente in 90 Paesi e composto da oltre 20.000 professionisti specializzati, su tool e servizi dedicati alla gestione dei programmi assicurativi internazionali e su contrattualistiche dedicate che tutelano tutte le parti coinvolte.
L’International Hub di Strategica ha infatti avviato recentemente un progetto di sviluppo di partnership tra broker, offrendo i propri servizi alle realtà che non hanno una struttura adibita alla gestione di programmi internazionali, con la convinzione che queste realtà possano offrire rispetto ai grandi nomi una qualità di servizio superiore, grazie a un approccio tailor made e all’attenzione verso ogni singolo cliente, e che una vera collaborazione tra intermediari possa rivelarsi vincente e portare benefici a tutto il settore.
Chiara Zaccariotto, Communication & Marketing Director Strategica Group.