Una sorta di corto circuito normativo rischia di lasciare le casse e i fondi sanitari a carattere assistenziale, cui sono iscritti 11 milioni di lavoratori, senza una disposizione che confermi esplicitamente la loro natura di enti non commerciali nei confronti del Fisco.

A livello aziendale, nazionale o di altre aggregazioni, i fondi e le casse sanitarie offrono – prevalentemente a favore dei lavoratori dipendenti – prestazioni sanitarie integrative e talvolta sostitutive di quelle assicurate dal Servizio Sanitario Nazionale.

Il problema del loro inquadramento fiscale nasce dalla formulazione del nuovo Testo Unico del Terzo Settore, infatti i fondi sanitari, che per la quasi totalità sono di natura negoziale, in quanto promossi, controllati e/o sottoposti a “direzione e coordinamento” di organizzazioni sindacali e/o associazioni datoriali, sarebbero esclusi dal Terzo Settore.

 

Sulle possibili conseguenze e le criticità che potrebbero compromettere il funzionamento degli enti vedi articolo.

Fonte_Intermedia Daily_13.02.2018